Dopo il divorzio 1 bimbo su 3 non ha una relazione stabile con uno dei genitori
Sono in molti a farsi la stessa domanda, in caso di divorzio tra Chiara Ferragni e Fedez come sarà diviso l’affidamento dei figli? Secondo le statistiche sull’affidamento dei figli minori non ci sono dubbi: in Italia infatti l’affidamento unico al padre, dopo il divorzio, rappresenta solo l’1,9% dei casi. Una percentuale che scende allo 0,8% durante la procedura di separazione che, di solito, dura tre anni. Ma questo non vuol dire che Leone e Vittoria Ferragni andranno a vivere esclusivamente con la madre Chiara Ferragni.
Infatti, dal 2006, la legge italiana tende ad applicare il principio della bigenitorialità, ovvero l’affidamento a entrambi i genitori. Lo confermano i dati dell’Istat: nell’89,8% dei divorzi l’affidamento è congiunto. Purtroppo però la realtà è diversa. A dirlo è un’interrogazione della Commissione europea per indagare il fenomeno sommerso degli “orfani di genitori viventi” che porta migliaia di bambini a non avere più relazioni continuative con uno dei due genitori e i relativi rami parentali: secondo questo studio dopo il divorzio 1 bimbo su 3 non ha più una relazione stabile con uno dei genitori.
I figli con il padre divorziato passano solo il 17% del tempo
Il caso italiano è emblematico: da un lato esiste una legge che garantisce il diritto dei figli a stare equamente con mamma e papà, dall’altro c’è la realtà dei fatti e delle disposizioni dei giudici. L’indagine sugli “orfani involontari” ci dice che la suddivisione del tempo tra i genitori non è mai uguale, e non di poco. In media dopo il divorzio il genitore “principale” ha i figli per l’83% del tempo, quello “meno coinvolto” per il restante 17%. E quest’ultimo, detto anche”genitore B”, è nel 92% dei casi il padre.
In base a un’analisi, che ha preso in considerazione 1020 sentenze di divorzio, i padri ottengono formalmente l’affidamento congiunto ma, nonostante questo, trascorrono con i figli in media due fine settimana al mese, un pomeriggio nei giorni feriali, due settimane durante il periodo estivo e una settimana durante il periodo natalizio.
Affidamenti dei figli, l’Italia condannata più volte dalla Corte europea di Strasburgo
E questo non accade solo perché uno dei coniugi non riesce a coniugare lavoro e figli in affido congiunto ma, in molti casi, perché il “quadro giuridico non assicura sufficientemente il rispetto delle decisioni giudiziarie”: l’Italia infatti è stata più volte condannata dalla Corte europea di Strasburgo per non aver tutelato adeguatamente il rapporto tra un bambino e un genitore divorziato. Il caso più emblematico è quello dello sentenza del 7 ottobre 2021 della prima sezione della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, che si è espressa a favore di un padre che non ha potuto esercitare pienamente il suo diritto di poter incontrare la figlia per ben dodici anni, nonostante l’esistenza di diverse decisioni giudiziali che stabilivano le modalità d’incontro tra i due.
Accuse di maltrattamenti sui figli, nel 95% dei casi sono false
Le ragioni per cui l’affidamento formale a tutti e due i genitori non trova applicazione nella realtà quotidiana sono diverse. La prima è la più intuitiva, i figli non sono dei “pacchi” che possono essere spostati seguendo un calendario preciso, infatti “affidamento condiviso” significa principalmente eque responsabilità e non tempi di permanenza uguali dei figli presso i genitori. La seconda è il buon senso: lo spostamento continuo di un minore dalla sua residenza abituale e dal suo ambiente sociale è infatti fonte di stress, soprattutto dopo aver vissuto un evento traumatico. Ma c’è anche un altra ragione, molto più grave, ed è il perdurare del conflitto dei genitori che sfocia nel fenomeno delle false accuse. Secondo un report della Polizia di Stato questa strategia è messa in atto in percentuali che oscillano tra il 70% ed il 95%, a seconda delle Procure, in tutte quelle cause di separazione in cui c’è una precisa volontà di togliere di mezzo l’altro genitore ritenendolo “rottamabile” con mezzi disonesti e rapidi. Infatti l’unico criterio di esclusione del coniuge è la pericolosità dovuta alla violenza.
Assegno di mantenimento, per due figli è il 40% del reddito
Non esiste un’equazione matematica fissa per stabilire l’importo esatto, dipende infatti da una serie di fattori: il reddito dei genitori, la loro disponibilità economica e il numero di figli coinvolti. Altre variabili, come un eventuale assegno di mantenimento per il coniuge o la divisione della casa coniugale, possono influenzare il calcolo dell’importo. Nel caso in cui sia previsto il solo assegno di mantenimento per i figli, genitori con condizioni di reddito medie (tra i 1.200 e 1.600 euro mensili) devono versare all’ex coniuge diventato genitore principale: il 25% del reddito per un figlio, quindi si parla di 300-400 euro al mese, il 40% del reddito per due figli si va da 480 a 640 euro al mese, se invece i figli sono tre si valuta circa il 50% del reddito.
Ultimo aggiornamento: febbraio 2024
Fonte: Istat; Commissione Europea; Polizia di Stato;
Fonte: https://www.truenumbers.it/genitori-separati-in-italia/
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